Giovedì 19 giugno c’è stata la quinta Girl Geek Dinner a Brescia. Prima cosa: cosa sono le GGD? Trattasi di “cene o incontri destinate a donne appassionate di tecnologia, Internet e nuovi media. Sono delle opportunità speciali per incontrare e socializzare con donne interessanti durante una cena. Vengono organizzate in tutto il mondo e sono eventi unici e assolutamente divertenti”. Visti gli argomenti trattati, Prima Pagina non poteva mancare.
Nel dettaglio, questa quinta cena bresciana era incentrata sull’internet of things, su come la rete e le connessioni tra i più svariati oggetti possano contribuire a migliorare la vita di tutti i giorni.
Nei contributi dei sei speaker coinvolti abbiamo visto una panoramica di quelli che sono gli utilizzi attuali e quali potrebbero essere quelli futuri dell’internet delle cose, senza dimenticare anche gli eventuali rischi di un mondo totalmente connesso, come la privacy, il rischio di essere sommersi da spam, gli attacchi hacker (che ora non punteranno più solo alla vostra mail o al vostro conto, ma anche alla vostra tv, al vostro frigorifero, al vostro impianto di condizionamento).
Particolarmente interessante la parte dedicata ai wearable, tutti quei dispositivi che indossiamo e comunicano con i nostri smartphone o computer. Uno scenario un po’ alla Blade Runner è stato sollevato dall’osservazione di Zoe Romano, quando ha chiesto “E se una compagnia di assicurazioni ci obbligasse a indossare un bracciale che registri la nostra attività fisica giornaliera per assicurarci una copertura sanitaria?”.
Forse meno importanti ma più divertenti gli utilizzi in ambito artistico, come la giacca con la cerniera che accende e spegne o alza e abbassa il volume dei dispositivi elettronici, o le videocamere installate sui piccioni o, ancora meglio, la vera “snail mail”: lumache dotate di particolari trasmettitori che servono ad inviare le nostre email con le tempistiche della posta cartacea, molto simili ai tempi di una lumaca.
L’intervento di Fabio Lalli ci ha colpiti soprattutto quando parla della diversa tipologia di condivisione di un’esperienza, che viaggia in parallelo con l’evoluzione dell’internet of things e della rete in generale. All’inizio degli anni ’90, durante un concerto, la gente trasmetteva le proprie emozioni e sensazioni ai vicini. Vicini di concerto, vicini di posto. Pogando, saltando, urlando, applaudendo. Adesso la gente ai concerti è sempre con il telefono in mano, per trasmettere le emozioni dall’altra parte del mondo o a chiunque sia interessato a vedere una foto mossa o un video pessimo.
In tutto questo, la Girl Geek Dinner ha accompagnato gli ospiti con ottimi vini e ottimo cibo, come è tradizione di questo tipo di eventi, il tutto in una location (il loft di Cherubini Arredamento) che era la quintessenza dell’internet of things: luci comandabili da smartphone, così come lo stereo e l’aria condizionata. Il tutto programmabile a seconda delle proprie esigenze.
L’internet of things è già qui, riusciremo a vivere meglio?
Foto di Bianca Ferrari