Da allora è cambiato il modo di fare e guardare la televisione. E siamo cambiati anche noi.
Sono passati 10 anni da quando Jawed Karim, uno dei tre giovani fondatori insieme a Chad Hurley e Steve Chen, ha caricato il primo video su YouTube (Me at the Zoo, 19 secondi). Un video di una noia imbarazzante. Ma contava l’idea. E l’idea ha funzionato: YouTube oggi è il terzo sito più visitato al mondo dopo lo stesso Google e Facebook.
Ma cosa è accaduto in questi 10 anni?
È accaduto che YouTube non ha solo rivoluzionato il modo di fare la televisione e conseguentemente di guardarla, ha anche mutato la natura dello spettatore che da soggetto il cui unico potere era quello di cambiare canale si è trasformato in creatore prolifico di contenuti e vivisezionatore attento della realtà.
Nato come canale per il caricamento di video personali, YouTube ha finito in breve per competere con la televisione generalista, da tempo ripiegata su se stessa e su meccanismi arrugginiti, lenti, troppo lenti per stare al passo con il frenetico cambio di gusti, umori, interessi del suo pubblico. E mentre la tv perdeva la guerra degli ascolti, YouTube macinava utenti, li dotava di una duplice natura – ora spettatori, ora autori – conservandone intatta la loro essenza ibrida.
L’invito lanciato da YouTube in questi anni è stato chiaro e suonava più o meno così: se la televisione che c’è non vi piace, fatevene una vostra. Così al grido «Broadcast Yourself», il sito ha ospitato fenomeni da baraccone e personaggi straordinari, dilettanti allo sbaraglio e star della provocazione, autori di nicchia e artisti di strada, creato e demolito tormentoni e mode passeggere, accolto volgarità e arte, violenza e poesia. Il meglio e il peggio trasformato – nella migliore delle circostanze – in fenomeno mediatico sul web (e qui l’elenco sarebbe lungo).
Un successo dovuto anche (soprattutto?) alla facilità di utilizzo. Basta un pc, un tablet o più comunemente uno smartphone per creare un video, caricarlo, pubblicarlo e commentarlo. Tutto facile, gratuito, veloce.
È accaduto allora che YouTube “si è fatto televisione”, o quantomeno una vincente declinazione di essa. Una forma “altra” di narrazione visiva di se stessi e del mondo circostante. Un narrazione evolutasi nel corso di 10 anni, e mentre lei cambiava, cambiavamo anche noi. O forse è accaduto esattamente il contrario. YouTube ha solo seguito il cambiamento di un’intera generazione cresciuta a pane e digitalizzazione, per cui la narrazione è, ontologicamente, narrazione di e per immagini.
Che ne sarà di YouTube di qui ai prossimi 10 anni è difficile dirlo.
Per il momento ci basta sapere che ogni giorno un miliardo di persone guarda 300 milioni di video; ogni minuto ne caricano 300 ore. In Italia le visualizzazioni sono 1,2 miliardi al mese, gli utenti unici 20 milioni: un italiano su tre, neonati e novantenni compresi. Quattro utenti su dieci hanno un’età compresa 18 e 34 anni.