C’era una volta il mecenatismo, pratica che permetteva a giovani di belle speranze, ricchi di talento in campi quali le arti o le scienze, di trovare riparo e protezione presso nobili illuminati, desiderosi di mettere le proprie ricchezze a disposizione delle migliori menti e di artisti in erba. Grazie a questa usanza, nata nell’antica Roma e affermatasi in quel periodo straordinario che è stato il Rinascimento, a distanza di secoli, possiamo godere di capolavori artistici senza pari e usufruire di invenzioni straordinarie. Oggi la situazione è molto diversa. Finiti i tempi delle corti e dei principi dal borsellino a fisarmonica, quel che resta per finanziare opere e idee straordinarie sono i grandi capitali privati derivanti da business redditizi sempre più spesso legati al settore dell’ICT.
Tuttavia proprio dall’ICT sono venuti nuovi modi per sostenere il finanziamento di quelle che, in potenza, potrebbero essere idee rivoluzionarie. Ciò di cui stiamo parlando è il cosiddetto crowdfunding o finanziamento collettivo, un vero e proprio microfinanziamento che coinvolge migliaia di persone per ogni singolo progetto. Nonostante sia uno strumento nato alla fine dell’ottocento, solo negli ultimi anni il crowdfunding è esploso come fenomeno di massa, grazie soprattutto ai moderni strumenti tecnologici. In anni recenti, il proliferare delle piattaforme di finanziamento collettivo ha permesso a moltissime invenzioni e a numerosi progetti di vedere la luce grazie alle donazioni di privati cittadini che, pur senza avere la disponibilità economica di Bill Gates, hanno scelto di investire cifre più o meno modiche in qualche idea potenzialmente geniale.
E con le piattaforme di crowdfunding si può finanziare veramente qualsiasi cosa. Non per nulla questo è uno degli strumenti più utilizzati dalle start-up per raccogliere capitali, ma anche un modo per le amministrazioni locali per finanziare opere pubbliche, che altrimenti rimarrebbero nel cassetto. Esistono diverse tipologie di microfinanziamento che si differenziano a seconda del tipo di donazione. Le più comuni sono quelle reward based e donation based: le prime prevedono una ricompensa per il donatore (di solito l’oggetto fisico al centro della campagna di fundraising), mentre le seconde si sostanziano in pure e semplici donazioni. Concentrandoci sulla forma di finanziamento reward based, probabilmente quella più diffusa fra le piccole aziende innovative desiderose di lanciare qualche nuovo prodotto sul mercato, possiamo fare un’ulteriore differenziazione, basata sulla modalità di acquisizione dei proventi della raccolta. Anche in questo caso, due sono le possibilità: All or Nothing o Keep It All. Nel primo caso, il promotore potrà entrare in possesso dei finanziamenti solo nel caso in cui le donazioni raggiungano la cifra di finanziamento inizialmente stabilita. Al contrario, per coloro che preferiscono la politica dei “pochi maledetti e subito”, la seconda tipologia permette di entrare in possesso della quantità di fondi raccolti alla fine di un determinato periodo di tempo.
Fra le più famose piattaforme di crowdfunding va sicuramente ricordata Kickstarter, probabilmente la più nota a livello mondiale, che annovera fra i suoi successi anche raccolte che hanno superato i dieci milioni di dollari. È il caso di Coolest Cooler, un frigorifero multifunzione che è stato inserito dalla rivista “Time” fra le venticinque migliori invenzioni del 2014. Altrettanto fortunata è stata la raccolta di Pebble, un e-paper watch, che è riuscito a raccogliere oltre dieci milioni di dollari da poco meno di settantamila donatori. Donatori che, in questo caso, sono diventati anche ambassador del brand, in quanto primi al mondo ad avere un Pebble Watch al polso. Fra le piattaforme di microfinanziamento dedite alla “promozione” della cultura, possiamo ricordarne una italiana, “BeCrowdy”, un esempio di eccellenza che ha ricevuto numerosi riconoscimenti anche a livello internazionale. Certo i numeri non sono quelli di Kickstarter, ma ciò non toglie che l’impegno dei cinque ragazzi parmensi che hanno dato vita a questo progetto stia dando dei risultati importanti per un settore, quello culturale, tanto importante per il nostro Paese.
Dunque il crowdfunding online è la nuova frontiera del microfinanziamento, uno strumento tanto facile da utilizzare, quanto utile per supportare quelle idee e quei progetti che, per i più svariati motivi, non riescono a trovare grandi finanziatori istituzionali o privati. Un’opportunità straordinaria che ha permesso, ad esempio, a Barack Obama di finanziare parte della sua campagna elettorale grazie alle donazioni fatte dai suoi sostenitori. Start-up e cultura possono dunque tirare un sospiro di sollievo sapendo che, laddove non trovassero finanziamenti da singoli investitori disposti a scommettere sui loro progetti, potranno sempre fare affidamento sulla cara vecchia colletta in versione 4.0. L’unica abilità richiesta, oltre all’avere un progetto serio e ben fatto, è quella di saperlo vendere bene, che al giorno d’oggi non è cosa da poco. Tuttavia c’è da dire che nel nostro Paese, nonostante il proliferare di molte piattaforme dedicate a questo genere di attività, permane forse un certo scetticismo, dovuto probabilmente a un background culturale poco avvezzo alle novità e ancora tarato sulla massima “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”.