Sapevate che la prima rivoluzione industriale è scoppiata a causa di un vestito? Cioè non proprio per un vestito, però è storicamente provato che il settore da cui si è originato il passaggio dall’industria vecchia maniera a quella moderna è stato proprio quello tessile manifatturiero. In fondo la moda stessa è innovazione; a Milano si è appena conclusa la fashion week e quello abbiamo visto in passerella nei giorni scorsi, lo ritroveremo nelle boutique e nei negozi fra dodici mesi.
Pensando al settore tessile, la maggior parte delle persone vede soltanto quello che sta in superficie. Paillette e lustrini, i grandi marchi, gli abiti da sogno e le follie di modelle e testimonial che lanciano oggetti contundenti con la stessa facilità con cui si prende il caffè, rappresentano soltanto un piccolissimo spaccato di un settore che, per il nostro Paese, vale il 4% del PIL e che impiega oltre 320.000 dipendenti (dati del 2015). Parlando di lusso, l’Italia è davanti anche alla Francia, da sempre nostro principale competitor a livello mondiale.
Nonostante questi dati positivi, ci sono delle zone d’ombra determinate dalla crescente competitività internazionale, soprattutto in mercati emergenti e in Paesi con un alto tasso di produttività. Come fare per non perdere la leadership in un settore per noi tanto importante? Secondo Carlo Capasa, direttore della Camera Nazionale della Moda, il nostro Paese deve essere in grado di mantenere e garantire una forte eredità in termini di design e sartorialità senza temere la globalizzazione, ma piuttosto sfruttandola a proprio vantaggio. A dover far questo è soprattutto il Made in Italy della fascia media e medio alta, quel settore tessile manifatturiero che rappresenta la spina dorsale della moda italiana.
Proprio in quest’ambito, si inserisce la necessità per la moda italiana di approfittare della cosiddetta quarta rivoluzione industriale e delle immense possibilità che stanno dietro allo smart manufacturing. Dalla gestione della catena produttiva alla risoluzione dei problemi da remoto, passando per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle macchine, tutti questi momenti della produzione possono essere ripensate sfruttando al meglio la tecnologia dell’industria 4.0. Questo senza nulla togliere a quella componente umana, fatta di creatività e competenza, che hanno reso la moda italiana famosa e apprezzata in tutto il mondo.
Non solo. Anche dal punto di vista dei prodotti, la tecnologia viene sempre più in aiuto al settore del fashion. Giacche che non fanno una piega e camicie che non temono né vino né olio sembrano essere il sogno di ogni massaia, la terra promessa per ogni single, eppure sono già realtà. Grazie alle nanotecnologie, oggi è possibile creare dei tessuti innovativi che ci permettono di dire addio al ferro da stiro e allo smacchiatore. E ancora giacche intelligenti a prova di qualsivoglia meteo, tessuti tecnici per ogni tipo di sport e materiali innovativi che rispettano l’ambiente. Negli anni, tutte queste novità sono state veicolate da quelle che in principio erano start-up e che in seguito si sono trasformate in aziende vere e proprie. Per continuare a crescere e a innovare, un ruolo importantissimo è giocato dagli incubatori e dagli acceleratori di start up, ma anche dagli investitori, spesso grandi aziende della moda che scommettono sul futuro, riuscendo a vedere un po’ più in là di domani.
Certo dopo aver innovato e prodotto abiti, borse e accessori, questi devono essere venduti. In un mondo sempre più veloce, dove ciò che è di moda oggi non lo sarà domani, il settore del fashion ha dovuto trovare nuovi canali di comunicazione. Questo non vuol dire addio alle copertine dei grandi magazine del settore, quelle pietre miliari che hanno reso immortale i più grandi artisti del secolo, ma vuol dire affiancare alla comunicazione tradizionale social network, campagne di guerrilla marketing e il lavoro di blogger e influencer. Negli ultimi anni il numero di blog dedicati alla moda è cresciuto a dismisura e alcuni dei contributor e molti influencer del settore sono diventate delle vere e proprie star.
Dunque la moda è un mondo molto più tecnologico di quanto si possa pensare. Certo alla base rimangono quel gusto per il bello e quella sensibilità per gli accostamenti di colore che rappresentano la sottile linea di demarcazione fra l’essere fashion e l’effetto albero di natale, ma al di là di questo c’è tutto un contorno e un sostrato strettamente connesso con l’innovazione, la comunicazione 2.0 e la tecnologia. Per continuare a rappresentare anche in futuro una delle punte di diamante del Made in Italy, la moda italiana dovrà continuare a innovarsi, non solo sul piano creativo, ma anche dal punto di vista produttivo e della comunicazione. Questo senza mai dimenticare quel glamour e quella cura per i dettagli che ci rendono dei guru per i fashion addicted di tutto il mondo.