Era il 4 ottobre 2013, e Roma fu invasa per la prima volta dai Makers: studenti, aziende, artigiani, curiosi, famiglie con bambini accorsi in massa alla Maker Faire Rome, la prima edizione europea di un evento, nato in California otto anni fa e diventato “il più grande show al mondo” dedicato all’innovazione, alla creatività e alle idee.
Uno show che celebrava il Movimento dei Makers: coloro che, utilizzando tecnologie oggi disponibili a tutti – quali la Stampa 3D, piattaforme hardware e software aperte come Arduino – e unendole alla propria creatività, alle proprie idee imprenditoriali e ai propri bisogni individuali hanno dato vita a una realtà che Chris Anderson, profeta del movimento maker, ha definito una nuova rivoluzione industriale nel suo saggio Makers, pubblicato nel 2012. E’ una rivoluzione tecnologica, che si sposa con i modelli emergenti della sharing economy e dell’innovazione collaborativa, alla quale tutti possono contribuire affinché diventi collettiva, moltiplicando il suo impatto nei diversi settori dell’economia e della società.
Secondo Anderson, manca poco al momento in cui la stampa 3D sarà una opzione in più dei nostri software di creatività sul computer di casa: gli strumenti – stampanti, gli scanner tridimensionali, i cutter, i materiali – costano sempre meno e in tutto il mondo nascono i FabLab , spazi condivisi in cui coltivare e dare vita alle proprie intuizioni, creare prototipi di nuovi prodotti, sperimentare.
Sono sempre più numerosi i servizi che consentono di produrre in piccola serie oggetti creati o modificati “a casa propria” dagli utenti con versioni base di programmi dedicati; e altrettanto numerose sono le comunità online da cui attingere – come Thingverse , la più famosa – per trovare progetti digitali già pronti che permettono di avvicinarsi a questo mondo estremamente promettente, grazie al contributo collettivo dell’intelligenza e delle idee dei membri di queste reti.
Una rivoluzione che ben si sposa, anche, con le caratteristiche del nostro paese: le piccole imprese e la nostra capacità di produrre eccellenze potenziano questo strumento, declinando al futuro l’eredità culturale, di qualità e di innovazione dei nostri “artigiani digitali”- come spiega Stefano Miceli nel suo saggio Futuro Artigiano.
Guardando alla Società nel suo complesso, un mondo in cui la “rivoluzione maker” può e deve entrare, per diventare strumento di crescita e opportunità per il futuro, è certamente la scuola.
Come oggi si parla della necessità di introdurre nella formazione, in modo capillare ed efficiente, le competenze digitali “2D”, in futuro si dovrà ragionare sulla necessità di integrare in modo altrettanto capillare ed efficiente le competenze “3D”. In particolare nell’istruzione professionale e tecnica, per renderla più attuale rispetto all’evoluzione e alle richieste del mondo del lavoro, stimolando la nascita e la crescita di nuovi giovani imprenditori, nuovi artigiani “con capacità aumentate” dalla tecnologia.
In America lo hanno già capito. Certo, è la culla del mondo dei Makers. E’ la patria di Maker Bot, l’azienda che ha creato la prima stampante 3D “di dimensione personale” a un costo abbordabile ed è il paese in cui Obama ha dichiarato che la stampa in 3D “ha la potenzialità di rivoluzionare il modo in cui noi facciamo praticamente qualunque cosa […] e non c’è nessuna buona ragione perché questo non avvenga”.E proprio MakerBot ha lanciato a fine 2013 la sua Academy: una iniziativa per portare “il 3D” e i makers in ogni scuola del paese, e idealmente del mondo.
Noi, che siamo gli “artigiani del mondo” per eccellenza non possiamo ignorare questa opportunità e non è un caso che un’intera giornata della già citata Maker Faire Rome sia stata dedicata proprio alle scuole.
Pare esistano almeno 10 modi per rivoluzionare la classe con la stampa 3D e già ci sono alcune realtà di frontiera, come il liceo Scientifico Malpighi di Bologna che ha lanciato il progetto 3Dmakers@school di cui si è occupato di recente anche il Sole 24 Ore.
Del resto, è chiaro che mettere nelle mani dei ragazzi strumenti come questi può produrre risultati incredibili. E anche commoventi, come è avvenuto in una scuola di Cedars Springs, in Michigan (USA), dove alcuni studenti hanno utilizzato le ore di laboratorio, ed una stampante 3D per realizzare una protesi di arto , destinata a un bambino di 4 anni che frequenta l’asilo presso lo stesso istituto.