È di pochi giorni fa la notizia che la startup piemontese Sinba srl ha chiuso i battenti. L’azienda messa in piedi nel 2013 da Alessandro Bava e Alberto Visconti era diventata famosa grazie alla partecipazione a Shark Tank, format americano ripreso da Italia 1 in cui piccole società innovative si presentano di fronte a una serie di investitori in cerca di finanziamenti. L’idea alla base del business dei due startupper era tanto semplice quanto rivoluzionaria: eliminare le code alle casse degli esercizi commerciali usando lo smartphone, un carrello digitale e la geolocalizzazione.
Durante la trasmissione, la startup dei due giovani talenti era riuscita a ottenere ben 250.000 euro da uno degli investitori che, per supportare il progetto, avrebbe ricevuto il 20% della proprietà. Dopo la partecipazione al programma e forte dell’appoggio di altre importanti realtà nazionali, i due ragazzi hanno continuato a lavorare all’applicazione, puntando a lanciarla nel più breve tempo possibile. E vissero tutti felici e contenti? Non proprio. Questo di solito avviene nelle favole, quelle che ci raccontano quando siamo bambini. Purtroppo però la vita reale è un po’ più complicata, meno lineare, ma soprattutto molto più accidentata.
In realtà gli accordi presi all’interno del talent non si sono mai concretizzati e così, a distanza di due anni, Alberto e Alessandro si sono visti costretti a chiudere baracca senza aver portato a termine la prototipazione della loro app. Un finale alquanto triste, ma che ricalca quello di molte startup di belle speranze, le cui idee non sono riuscite a trasformarsi in realtà. Del resto, le aziende innovative sono per definizione ad alto rischio di investimento e per questo sono supportate da venture capital costituiti con questa finalità.
Fin qui la realtà triste e crudele, che vede un’idea di per sé brillante naufragare nel mare magnum delle vicissitudini. Poi però Alberto, padre di due bambini e con un lavoro da dipendente per non gravare sul bilancio familiare, si è trovato a dover spiegare ai piccoli di casa il perché papà avesse fallito nella sua eroica impresa. E così, da talento della comunicazione qual è, il giovane ha deciso di raccontare ai figli una fiaba, ossia un qualcosa che potessero comprendere dall’alto dei loro rispettivi due e tre anni e mezzo.
Da lì a condividere il racconto sotto forma di video, il passo è stato breve. Nel giro di pochi giorni, la fiaba di Desi e Gioi, due coraggiosi marinai intenzionati a portare uno scrigno dall’altra parte del mondo, ha fatto il giro del web, grazie soprattutto ai social media, che ne hanno amplificato a dismisura la portata. In un’epoca in cui, la gente finisce sulla gogna per aver girato un video per un contest aziendale o per aver inviato un messaggio al numero sbagliato, è bello poter raccontare una piccola storia che profuma di fiaba.
La forza di questa vicenda sta in tre aspetti distinti. Il primo senza dubbio riguarda la scelta comunicativa fatta da Alberto Visconti: una favola tradotta in video, un modo semplice per raccontare qualcosa di estremamente complicato e doloroso, come è appunto un fallimento lavorativo. Il secondo aspetto da evidenziare è il fatto che i due startupper ci abbiano messo la faccia dall’inizio alla fine, anche nel momento in cui hanno dovuto annunciare di non avercela fatta. Da ultimo, è importante sottolineare il bellissimo messaggio che i due giovani lanciano alla fine del video proprio attraverso le parole di uno dei protagonisti: non arrendersi mai! Questa la sintesi, questo il punto da cui ripartire sempre, anche dopo una caduta, una sconfitta o un fallimento.
Saper affrontare di petto le situazioni peggiori, rialzandosi e cominciando a lavorare di nuovo, a partire da oggi, per ottenere risultati migliori domani. È questo il più grande insegnamento che i due “capitani coraggiosi” ci trasmettono. E attenzione non è qualcosa di scontato, soprattutto in un campo come quello dell’innovazione e delle startup, dove successi e disastri si susseguono senza sosta e a velocità incredibile. Chissà, forse in futuro la storia di Sinba potrebbe diventare un esempio per molti, un case study sia in ambito innovation, sia in ambito economico. Nel frattempo, di certo, l’approccio di Alberto e Alessandro nell’affrontare il loro insuccesso, ha tutte le carte in regola per trasformarsi un epic win almeno sul piano della comunicazione.